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Confraternita Sacre Stimmate di San Francesco

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1808-1810

Nel  1808 i Padri fecero ritorno in San Filippo; l’11 maggio 1809 tuttavia venne deposto Pio VII ed ebbe luogo la seconda soppressione napoleonica: espulsi gli Oratoriani, tutti i beni passarono nelle mani degli occupatori. Nell’oratorio venne alloggiato l’Ufficio delle poste al primo piano, mentre ai piani superiori prese posto l’Ufficio del Demanio.

1817

Restaurato il governo pontificio (1815), il 17 novembre i Padri tornarono di nuovo in San Filippo. Permanevano tuttavia gli uffici nel piano superiore, non più del Demanio, ma dei Beni ecclesiastici. Negli anni successivi al loro ritorno, fecero eseguire da Antonio Piani lo stucco raffigurante il “Padreterno creatore” che andava a celare la gloria sovrastante il dossale dell’altare maggiore.

1848

3 novembre: decisa da Pio IX la soppressione della Congregazione di Macerata, sotto il governo pastorale del vescovo Luigi Clementi (1846- 1851); tutti i beni passarono ai Chierici Regolari di San Paolo.

1852

Affidata dai Barnabiti l’esecuzione della facciata, rimasta incompiuta, a Gaetano Ferri di Bologna, dal 1828 insegnante presso la scuola di Belle Arti di Macerata; venne realizzato l’attuale rivestimento alla base delle due torri in facciata e la porta d’ingresso.

1856

«Compimento dell’ornato esterno della porta maggiore della chiesa», per un totale di 80 scudi. Nel retro del portone ligneo venne dipinta questa iscrizione: «JANUAM HANC / OPERIBUS LAETERITIIS ADJECTIS / CLERICI REGULARES S. PAULI / PROPRIO AERE FACENDUM CURARUNT / III NONAS OCTOBRIS ANNI / MDCCCLVI / DOMINICA DIE VIRGINIS A ROSARIO SACRA». La facciata tuttavia non venne portata a compimento.

1859

Lavori in chiesa per un importo di 128 scudi e 72 baiocchi: «cuppole ristuccate tutte, mura tutte celeste, rifatto un pezzo di pavimento, restaurati gli altari nei marmi, i confessionari, tutti inverniciati i banchi». Venne inoltre realizzata la cappella della Madonna della Provvidenza.

1861

Terza soppressione, operata dal nascente Regno d’Italia: espulsi i Barnabiti, la casa venne divisa; al piano terra venne allestito l’Ufficio delle poste, mentre la restante porzione dell’immobile venne scelta quale sede dell’Amministrazione provinciale. La chiesa, affidata ad un custode ecclesiastico, restò aperta al culto.

1866

7 dicembre: la chiesa di San Filippo venne data in permuta con la chiesa di Santa Caterina alla Confraternita delle Stimmate di San Francesco.

1867

Effettuato dal «Mastro Muratore» Pasquale Pietroni lo «stacco dell’Altare Maggiore». L’opera finita costò ₤ 136.

1868

Restauro dell’organo: la perizia venne redatta il 12 luglio da Luigi Cappelloni «ebanista falegname». Nelle ₤  300 erano compresi il restauro dell’organo, eccetto il lavoro dell’organaro, e modifiche alla «cantoria», al «bussolone» e al «portone della Chiesa».

1876

Chiusura del finestrone in facciata in seguito all’ubicazione in San Filippo dell’organo della chiesa di San Lorenzo.

1877

Inizio delle proposte progettuali per la “Sistemazione del palazzo provinciale al corso”.

1879-1893

1879-1893 Si pervenne ad una mediazione tra la Confraternita delle Stimmate e l’Amministrazione provinciale: l’una avrebbe ceduto i vani che ancora possedeva con affaccio sulla via di San Filippo, allora rinominata corso Vittorio Emanuele, l’altra concedeva i locali che avrebbe ricavato dai lavori da eseguirsi sulla porzione di fabbricato rivolta a mezzogiorno; la copertura della sagrestia doveva essere smantellata, la volta abbassata e al livello superiore sarebbero quindi stati ricavati nuovi ambienti. Iniziarono i lavori di riadeguamento della casa dei Padri in Palazzo della Provincia, terminati nel 1893.

1885

Mese di maggio: lavori eseguiti dal «Muratore» Domenico Graziani: «levata l’erba nella facciata della Chiesa, nelle due torrette e nei cornicioni; riaccomodato il piombo della Cuppola e rimessi diversi vetri» nelle finestre; in giugno: «scoperta una porzione di tetto sopra all’altare maggiore e rimessi tre travi di nuovo», al «cuppolino » rimessi diversi altri «colonnelli » e ripulito tutto il «terrume» che trovavasi sopra il «volto» del presbiterio. Il tutto per un totale di ₤ 110,23.

1888

«Demolizione del brevissimo tratto di muro soprastante al tetto nella parte posteriore di detta chiesa, contiguo al palazzo della Provincia; demolizione che fu alla Ven. Confraternita delle Stimmate domandata dal custode del palazzo provinciale allo scopo di avere uno spazio aperto avanti alla sua abitazione ».

1895

Costruzione della cappella di San Francesco, su progetto redatto dal prof. Giuseppe Rossi nel novembre del 189459.

1899

Perizia del 9 febbraio 1899. «Ispezione eseguita il 29 Gennaio al sotterraneo della casa di proprietà del Conservatorio delle così dette Baiocche di fianco alla Chiesa di S. Filippo, nel quale sotterraneo esiste una escavazione a forma di grotta che investe il sottofondo di detta Chiesa; […] la materia che costituisce il terreno è una arenaria friabile facile a dilamare come difatti ha già dilamato nelle pareti di detta escavazione, e […] nell’andar del tempo tali dilamazioni possono proseguire ed aumentare atteso lo stato di umidità del sottofondo e compromettere la stabilità del fabbricato della chiesa nel punto sottostante al vuoto corrispondente al muro maestro della Chiesa a destra di chi entra. Il cavo sotterraneo trovasi a metri 6.00 sotto il piano stradale, cosicché, avuto riguardo alla bastezza del suolo stradale, l’impianto delle fondamenta del muro maestro dalla detta parte destra deve raggiungere una profondità poco minore dei predetti metri 6.00, e quindi può trovarsi molto vicino al cielo della grotta. Stimo pertanto necessario che si debba ovviare a qualunque probabile evenienza di danni in avvenire e che si possono prevedere attesa la natura friabile della materia costitutiva il terreno naturale in cui si è escavata la grotta, ed eliminare l’abusiva occupazione di sotto suolo fatta un tempo dai proprietari della casa sovraindicata sulla proprietà della vicina Chiesa […]. Si dovrà pertanto invitare chi di ragione, a chiudere con muratura di mattoni in calce la bocca d’ingresso della grotta, e contemporaneamente e di mano in mano che si procede in tale chiusura, riempire il vuoto con materiali di rifiuto consistenti in rottami di fabbriche e sassi, disposti a strati regolari e ben rinzeppati verso il cielo della grotta, per formare un riempimento per quanto si può perfetto, ed esclusa affatto la terra e qualsiasi materia terrosa. Il muro di chiusura della grotta dovrà avere lo spessore non minore di due teste di mattoni». In una minuta non datata, ma verosimilmente coeva, indirizzata dai Padri Guardiani della Confraternita delle Stimmate al Priore don Tommaso Staffolani, amministratore delle Figlie della Provvidenza, veniva espressa seria preoccupazione «del danno, già altre volte e da parecchi anni lamentato, che potrebbe da un giorno all’altro causare alla Chiesa di S. Filippo l’infiltrazione continua delle acque derivanti dalla grotta della vicina casa di proprietà del Pio Istituto».

1903

Incarico all’ing. A. Canaletti di «constatare le lesioni che si sono verificate nella cupola della detta chiesa, per ricercarne le cause e per suggerire quindi i rimedi». Eseguiti i rilievi opportuni, egli riconobbe quale causa del dissesto «l’abbassamento di uno dei piedritti che sostengono la volta», generato dalla presenza di una «grotta – non murata –» di proprietà delle Figlie della Provvidenza in via di Santa Maria della Porta, «aderente alle mura di fondazione della Chiesa di S. Filippo; una nicchia di detta gotta», tra l’altro, «si estende sotto al pilone dell’altare di S. Anna». Il progetto del Canaletti prevedeva la risarcitura delle lesioni, compresa l’apposizione di 6 «fiecche di ferro» sopra al «finestrone posto di fronte all’ingresso »; egli esortò inoltre le così dette «Baiocche» a far «eseguire la muratura della grotta, per quella parte che è aderente alle fondazioni della chiesa, come pure murare la nicchia situata sotto l’altare di S. Anna, costruendovi una volta reale» onde evitare che il pilone appoggiasse in falso. L’importo totale dei lavori computato ammontava a ₤ 367,9561.

1914

Ceduta dall’Amministrazione provinciale l’area un tempo occupata dal giardino pensile dei Padri dell’Oratorio alla società Canestrari e Moschini che vi eresse il “Salone Elena”, poi sostituito dal “Cinema Corso”.

1922

Mese di gennaio: «perizia dei danni» redatta dal geom. C. Morresi; la chiesa infatti era stata adibita a magazzino del grano durante la Prima guerra mondiale: erano stati intaccati il pavimento, gli altari, le colonne, il coro, la balaustra e i confessionali. Per le riparazioni occorrevano ₤1.85063.

1923

Progetto redatto dall’ing. Cesare Bazzani per il «completamento della facciata » della chiesa, «assistito per la parte esecutiva economica dall’apprezzato Capo d’Arte Maceratese Cav. Pietro Compagnucci», per un compenso di ₤100.000, compresa la direzione dei lavori. Il progetto prevedeva la costruzione di «nuova muratura di paramento a mattoni pressati, e con riprese interne a mattoni ordinari, a malta idraulica, tanto per il prospetto che per i risvolti». Erano altresì indicate delle opere in pietra cementizia quali «capitelli conici dei pilastri della facciata e risvolti; stemmi fra i binati dei pilastri di facciata; stipiti, architrave, frontone del portale d’accesso. Riquadratura e cornice terminale del finestrone centrale e fregi laterali con teste di angelo». Poi opere a intonaco cementizio ad imitazione della pietra: «cornicione e architrave sopra i capitelli dei pilastri. Cornicione secondario di attico. Cornicioni dei campaniletti, e della parete infondo con finestrone, ed elementi vari. Intonaci vari e riprese ad imitazione mattoni eper le pareti di detti campaniletti e per la parete di fondo con finestrone; intonaco cementizio dei cupolini e dei campaniletti». Infine, alcune opere di restauro, tra cui il rifacimento della «scalea d’ingresso in pietra».

1929

Nel 1928 la cupola era di nuovo lesionata. Invitato dall’avv. Filippo Giorgetti per conto della Confraternita delle Stimmate, nel mese di aprile l’ing. G. Bonci effettuava un sopralluogo in San Filippo. «Il Cupolone presenta visibili dall’interno della Chiesa due profonde lesioni riguardanti ed interessanti tutta la struttura muraria della Cupola e attraversanti i muri da parte a parte secondo il sesto della volta. Le due spaccature tendono a congiungersi verso il cupolino centrale ». Questi additava quale causa del cinematismo la «cattiva costruzione degli arconi» e a «pesi accidentali» che gravavano su di questi. Per questo predispose e fece realizzare delle «inchiavardature» per stringere il tamburo della cupola, «i giunti di chiave degli arconi di scarico» furono «rinfieccati », la copertura a tetto al di sopra del presbiterio che avvolgeva il lanternino venne smontato poiché tramite due pilastrini gravava sulla volta, mentre al suo posto venne messo in opera un solaio con «travi di ferro e mattoni di quarto e sovraccoperta in calcestruzzo». Le bucature del detto lanternino, tamponate, vennero liberate. I materiali di risulta nel vano al di sopra dell’organo, provenienti da interventi precedenti, furono calati a terra e trasportati alla pubblica discarica. In aggiunta venne messa mano alla copertura in piombo della cupola e vennero messi in opera nuovi canali e grondaie. L’importo finale dei lavori fu di ₤26.891,7065.

1931

Restauro dell’alloggio del sacrestano; allestimento della cappella dell’Immacolata, situata nel passaggio tra la chiesa e il Corso, su progetto di Giuseppe Felici e chiusura della gloria collocata sopra la cappella di Sant’Antonio.

1932

Restauro del portone d’ingresso. Nell’archivio della Confraternita sono conservati due preventivi: uno redatto da Nazzareno Scarponi con diverse opzioni di trattamento rispettivamente a ₤ 80 o 15067; l’altro da Giuseppe Nardi per ₤250 o 300, a seconda del fatto che fosse compresa o meno la stesura del colore68.

1934

Agosto-settembre: restauri condotti sulle coperture dall’ing. A. Ripani. «Tanto gli embrici quanto i coppi delle cornici e del cornicione» erano per la maggior parte «lesionati e spezzati perciò movibili e facilmente asportabili dall’azione del vento». Deduceva inoltre che «le rotture dei coppi» erano state in realtà determinate dal degrado indotto dall’«azione degli agenti atmosferici e meteorici». Fattore sfavorevole risultava in tal senso l’«orientamento della chiesa». Al fine di «assicurare al manufatto una stabilità più duratura», proponeva di realizzare «una copertina con conglomerato di cemento», spessa 6 cm e larga 55 per le «cornici» e 65 per i «cornicioni», compresa la parte aggettante, con gocciolatoio. Detta copertina doveva ancorarsi «tanto alla muratura di appoggio che a quella di elevazione». L’intervento interessava inoltre le «cuspidi, costruite con muri di mattoni ad una testa di cui il paramento esterno» risultava in più punti deteriorato a causa degli agenti atmosferici, per cui era «opportuna la loro sostituzione». L’importo di questa prima tranche di lavori ammontava a ₤4.40069. Montati i ponteggi, venivano in aggiunta registrati i seguenti fenomeni di degrado: «i paramenti dai lati di Levante e di Tramontana dei muri che si sopraelevano sul tetto corrosi e sconnessi per effetto degli agenti atmosferici; cornici di coronamento sconnesse, in special modo negli angoli; il tetto della Chiesa» completamente da ripassare; «le grappe di ferro» che fissavano «le lastre di piombo della copertura del cupolino erano ossidate e spezzate». Per riparare i «guasti sopraindicati » occorrevano ₤3.890,7070.

1949

Ridipintura, su commissione di don Otello Gentili, primicerio della Confraternita, dei coretti, della cantoria, la bussola, gli arconi e la cupola71. Recita così un’epigrafe posta nel retro dell’altare maggiore: «SAC. OTELLUS GENTILI / PRIMUS INTER SODALES STIGMATICIANOS / SUIS SUMPTIBUS / HOC OPUS PERFECIT / A. D. MCMIL».

1957

Affidata la chiesa ai Padri della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. La Casa passionista di Macerata venne aperta sotto il governo pastorale di mons. Silvio Cassulo (1949-1968) che in prima persona si adoperò perché le spoglie di San Vincenzo Maria Strambi (1801-1823) tornassero in Diocesi, cosa che avvenne nel novembre del 1957; tuttavia, a causa di alcuni problemi tecnici, non era ancora completato il nuovo allestimento dell’altare del Crocefisso, curato da Amerigo Luchetti, nella cappella Ricci-Petrocchini. Il progetto comprendeva infatti anche la realizzazione di una balaustra di rame con 11 pannelli istoriati che narrassero «gli episodi salienti della vita del Santo, dalla donazione del vestito ad un povero fatta da bambino all’atto supremo della offerta della propria vita per la salute del Sommo Pontefice». I lavori, per un importo di  ₤2.000.000, furono finanziati dal Vescovo.

1961

Restauro delle cuspidi in cima alle torri in facciata.

1962

«Restaurata l’abitazione dei religiosi con soffitti in varese e qualche pavimento in mattonelle» per ₤800.00074.

1963

Gennaio-giugno: lavori di «restauro della scala che mette alle camere e delle camere stesse» per ₤3.000.00075.

1965

Nuovo restauro delle cuspidi in facciata, «siccome il lavoro non era stato eseguito bene». Furono impiegati «40 Ql di piombo e 80 giornate lavorative ». La spesa complessiva ammontava a ₤ 6.000.000. Per ₤ 160.000 venne rifatto il solaio di copertura del vano al di sopra della cantoria «con sistema sul tipo dei varese», dal momento che vi erano «dei travi fracidi da sostituire».

1966

10 febbraio: «Questa mattina hanno avuto inizio i lavori di ripulitura della volta della Chiesa. Alcuni anni fa a causa dell’infiltrazione d’acqua su la volta della cupola si erano formate delle grandi macchie che deturpava tanto la Chiesa per cui si è vista la necessità di ripulirla. […] Si supponeva che la macchia causa dell’acqua si potesse togliere imbiancando la parete, invece si è trovato che l’intonaco era fradicio e era per cadere. Così si è dovuto scrostare tutto e rifarlo con uno spessore di circa 8 cm. Anche il costolone che è in rilievo era staccato e in pericolo di cadere; è stato fermato con filo di ferro zincato e poi rincornato col gesso. […] Su la volta dell’altare maggiore vi erano delle macchie, e volendo togliere, vi è stata costruita l’armatura, ma toccata appena una cornice in gesso, è caduta tutta, insieme con altri fregi, perché vi erano ossidate le grappe di ferro che la sostenevano. Anche il cornicione rivoltato che si trova sopra agli stucchi era staccato, e poteva cadere da un momento all’altro. Anche questo è stato fissato con una grappa al muro; tutto è stato ripulito. […] In fondo alla chiesa ai lati della bussola nel basamento delle colonne, a causa dell’umidità, cadeva di continuo l’intonaco, così per ovviare a questo inconveniente si è pensato di rivestirlo di marmo come poi in seguito si dovrà fare per tutta la Chiesa»77. I Lavori furono eseguiti dall’impresa Antinori e presentavano un importo di circa ₤1.300.00078.

1970

Realizzata una nuova pavimentazione in chiesa, «sostituendo quella esistente i graniglia di marmo e cemento alla veneziana, ormai logora ed in più punti lesionata, con un materiale più pregiato e più consono alla grandiosità del Tempio». I lavori ebbero inizio l’8 settembre «con lo sterro del vecchio pavimento, realizzato da mons. Otello Gentili, la demolizione degli altari, meglio del primo e dei gradini degli altari laterali, a cui ha fatto seguito la rimozione delle enormi masse di gesso alle basi delle colonne e dei pilastri […]. Nello stesso lavoro sono state incluse le due cappelline poste lateralmente all’ingresso della chiesa». Sotto il pavimento vennero rinvenute alcune tombe, tra cui quella del vescovo eletto di Novara, mons. Giovanni Battista Baratta, oratoriano, deceduto a Macerata nel 1748 e seppellito in San Filippo, la quale però «è stata trovata vuota». Per la pavimentazione vennero utilizzati il «botticino classico» e il «marmo arabescato», mentre per le zoccolature il «giallo mori» e il «verde imperiale». Per quanto riguarda le cappelle laterali all’ingresso: in quella della Madonna della Provvidenza, a destra, venne riempito il vuoto esistente sotto il vecchio pavimento, venne innalzato «un canderto sul fondo e chiusa una finestrina esistente sulla parete esterna»; inoltre venne «rimbellita la nicchia di sinistra, ed in sintonia con la sua apertura è stata ristretta la porta che è ad essa di fronte» e per esse vennero «adattati due preziosi cancelletti di ferro battuto ritrovati in soffitta»; furono poi «poste delle cornici parietali simmetricamente a quelle esistenti nella cappellina di S. Gabriele e il trono della Madonna e l’altare in legno sono stati riassettati, l’impianto elettrico rifatto e così pure la decorazione». Nella cappella di San Gabriele, a sinistra si mise in opera della «massa cementizia sul muro esterno», per scongiurare ulteriori infiltrazioni di acqua, «rifatto in buona parte l’intonaco, l’impianto elettrico, il pavimento ed ingrandito l’accesso posto a sinistra dell’ingresso della stessa cappellina ». Vennero infine posti «due cancelletti in ferro». I marmi quivi utilizzati furono: il «giallo mori», «Fleuris» e «Candia». Anche gli altari laterali furono «rimessi a nuovo: rifatti i gradini, i pavimenti laterali, le zoccolature con marmi identici a quelli visibili nell’altare di S. Vincenzo Maria Strambi. Sono state rinnovate le predelle […] e ricoperte di una particolare plastica». Nel presbiterio «i banchi del coro sono stati riportati allo stato originario, restringendoli a filo con la base delle colonne; il pavimento è stato arrotato e lucidato. Sono state ripulite le tele, gli stucchi, le pareti; sono state rimesse a punto le finestre, la bussola, la cantoria; restaurata la balaustra, l’altar maggiore e altro». In casa «sono state ritinteggiate le pareti». I marmi vennero forniti dai F. lli Soverchia di San Severino Marche e i lavori, terminati il 7 dicembre, furono eseguiti dall’impresa Antinori. L’importo dei lavori non superò i  9.500.000.

1971

Realizzazione del nuovo altare, alloggiato nel presbiterio, su disegno di Amerigo Luchetti, «tutto in rame battuto, con un medaglione centrale in bagno d’argento rappresentante l’ultima cena del Signore. È costato  550.000, raccolte tra i fedeli». Nello stesso anno venne demolito e sostituito il pavimento del presbiterio, deterioratosi a causa di infiltrazioni di acqua; furono inoltre sostituite le due mensole del portale in facciata e si ripassò il tetto, rimuovendo i coppi rotti.

1977

Rifacimento parziale della copertura della cupola: sostituzione dei lastre di piombo per un totale di 80 mq di superficie (₤6.000.000); opere murarie di rifacimento nella superficie al di sotto del piombo (₤2.000.000); impalcature tubolari a noleggio per 2 mesi (₤ 1.600.000); ferro per il sostegno delle lastre di piombo e bulloni (₤ 500.000). «I lavori sono stati eseguiti dai primi di settembre a fine ottobre dell’anno 1977», dalla SITI srl di Macerata.

1979

«Revisione totale del tetto della sacrestia. Revisione e lavori di risanamento del tetto che copre l’ultima camera e la tromba delle scale nella ex-abitazione del sagrestano. Revisione del tetto del campanile. Collaudata una scala in ferro per accedere dal campanile a questo tetto. Demolizione totale del tetto che copre il transetto e rifacimento del medesimo in travetti di cemento con tavelloni, gettata di cemento e copertura in asfalto. È stata posta una scala in ferro per salire dal terrazzo a questo tetto essendo stato soppresso l’abbaino pre-esistente». I lavori, durati circa cinquanta giorni, per un importo di ₤ 2.700.00083.

1980

«Urgente riparazione della cupola minore che sovrasta la cupola grande della chiesa». I tecnici interpellati registrarono infiltrazioni di acqua sia nel piombo di copertura che nelle strutture murarie. La spesa preventivata si aggirava sui ₤25.000.00084.

1986

A causa del degrado delle lastre di piombo in copertura, l’acqua piovana penetrava in chiesa, «deturpando la verniciatura che era stata fatta pochi anni fa». Su progetto del geom. F. Giorgini, «il sottofondo di mattoni è stato quasi tutto rifatto. Le lastre di piombo sono state agganciate l’una all’altra e saldate. La quantità di piombo ha superato i 140 Ql. È stata rifatta la palla con la Croce […]. Sono stati rivisti i tetti e ripulite le grondaie». Il piombo e la manodopera dell’idraulico F. Camilli costarono ₤ 100.000.000, mentre alla ditta Giorgini vennero pagati ₤ 50.000.000. Il vescovo di macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia, mons. Francesco Tarcisio Carboni (1976-1995) offrì personalmente ₤ 10.000.00085.

1988-1989

La scalinata della chiesa era «ridotta molto male». Il preventivo per il rifacimento si aggirava sui ₤ 20.000.000. Tra i lavori realizzati su progetto del geom. F. Giorgini, furono effettuati dei piccoli smontaggi e sostituzioni di laterizi della scalinata esterna con elementi analoghi; inoltre nel vano sovrastante alla volta della sagrestia, la struttura lignea, marcescente, venne rimossa e al suo posto si realizzò un cordolo nella muratura al quale venne ancorata la struttura lignea. La disposizione dell’orditura primaria e secondaria ricalcava quella pre-esistente; a completare il pacchetto venivano messi in opera il pianellato, il massetto, l’impermeabilizzazione ed i coppi.

1998

«Il 26 Marzo ’98 alle ore 17:25 una forte scossa sorda e profonda ha messo in allarme Macerata […]. Dall’inizio dei sismi ossia Settembre 1997 ad oggi abbiamo avuto a Macerata tre forti scosse che hanno creato due lesioni nella nostra chiesa di S. Filippo. Dopo questa terza scossa sono caduti pezzi di cornicioni e calcinacci. […] Dopo una perizia dei tecnici del Comune, il Sindaco ha emesso ordinanza di inagibilità della nostra Chiesa l’8 Aprile ’98 con ingiunzione di chiusura».

2003

Nel mese di settembre, i Padri passionisti, dopo circa 45 anni di generoso servizio, hanno definitivamente lasciato San Filippo.

2009

29 settembre: Accordo di programma quadro concernente l’attuazione dell’intervento “Progetto di restauro e valorizzazione del patrimonio culturale per rafforzare l’offerta di sistema regionale. Chiesa di San Filippo di Macerata”, siglato in Ancona tra la Regione Marche, il Comune di Macerata e la Diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia. Dell’importo del progetto esecutivo, pari a 1.464.712 €, il finanziamento a carico del FAS si attestava a 1.373.000 €. Un impegno anche importante, per un bene che contestualmente si riconosceva «una delle principali testimonianze architettoniche ed artistiche marchigiane dell’Ordine dei Filippini. […] La Chiesa è collocata nel centro storico di Macerata, in prossimità dei più importanti edifici monumentali della città e delle principali istituzioni civili. Il suo recupero, pertanto, consentirà di restituire alla comunità il ruolo primario di centro liturgico e pastorale, nonché la fruizione del pregevole patrimonio storico-artistico in essa contenuto, completando la ricca offerta culturale del capoluogo maceratese […]».

2010

Mese di luglio: inizio dei lavori di restauro e consolidamento, per interessamento del vescovo di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia, mons. Claudio Giuliodori, che ha fortemente voluto che la chiesa di San Filippo venisse quanto prima restituita alla comunità dei fedeli e alla cittadinanza tutta, su progetto dell’arch. Massimo Fiori, in collaborazione con l’ing. Paolo Rughini, redatto già nel 2003 e successivamente integrato.

2012

Mese di luglio: inizio dei lavori di restauro e ri-funzionalizzazione dei locali annessi alla chiesa su progetto dell’arch. Stefano Pasquali in collaborazione col dott. Giacomo Alimenti ed il geom. Giuliano Incicco, con la supervisione generale dell’ing. Gianfranco Ruffini, consulente diocesano. I lavori eseguiti, per un importo rispettivamente di 1.464.712 € per la chiesa e 174.762,90 € per gli annessi, hanno interessato la fabbrica nella sua globalità. La cupola è stata cinta internamente con una cordolatura metallica ancorata al cornicione e al tamburo per mezzo di barre filettate iniettate con boiacca; le lesioni longitudinali che dalla base della lanterna centrale correvano verso l’abside e verso la controfacciata sono state ripristinate reintegrando la muratura ed apponendo all’intradosso delle bende in fibra di carbonio; gli arconi lesionati in chiave sono stati ricuciti con imperniature metalliche, iniettate con boiacca. Sono stati sostituiti i correnti dell’orditura secondaria delle falde di tetto che coprono gli ambienti limitrofi alla chiesa e ripuliti e rimontati i coppi e le tegole; le vetrate sono state sostituite; è stato proposto un color nocciola chiaro per le pareti e le volte, in luogo del nocciola scuro; è stato smontato l’altare della cappella dell’Immacolata e ripristinato l’ingresso sul corso della Repubblica; è stato smontato altresì l’altare di San Vincenzo Maria Strambi, nella cappella Ricci-Petrocchini, e ripristinato nella sua configurazione originaria, pur mantenendo uno scasso nel fronte per l’alloggio delle reliquie dei Santi; sono stati restaurati gli altari, le tele, l’organo, la bussola, la cantoria e i coretti; la ri-sacralizzazione del presbiterio è stata curata da don Gianluca Merlini, rettore della chiesa e priore della Confraternita delle Stimmate, e progettata dall’arch. Pasquali. Alla volta della sagrestia ed ai canterani sono state effettuate operazioni di pulitura e consolidamento. Nei locali limitrofi sono stati rifatti i pavimenti, gli impianti, gli infissi là dove non più recuperabili, restaurando spesso quelli esistenti; sono stati effettuati consolidamenti localizzati delle murature e dei solai; è stato riformulato l’allestimento interno delle camere; sono state restaurate le volte, ripresi gli intonaci e ritinteggiate le pareti. Ai lavori hanno preso parte le ditte: Restaura Polisini, Simeg, Pav 2009, Famaan, Therm, Elettra, Sonorpro, Microtel, Il tarlo, Restauro Dipinti, Angelucci Legno e Arirò. I lavori si sono conclusi nel mese di dicembre. Il giorno 22, dopo 15 anni, la chiesa è stata nuovamente aperta al culto e data alla cura e alla custodia pastorale del Rettore della Chiesa e Priore della Confraternita don Gianluca Merlini, in collaborazione con i consacrati “Figli del Sacro Cuore di Gesù” dell’Associazione Mariana “Regina dell’Amore” .

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Confraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco
Via Santa Maria della Porta, 2 - 62100 Macerata
Tel: 0733.237060