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14Casa di San Filippo: intradosso della volta della Mater Misericordiae e San Giuliano

Nei locali annessi alla chiesa, siti accanto al cortile retrostante all’abside, con affaccio sulla via di Santa Maria della Porta, sono presenti due volte a schifo, in muratura, dipinte a tempera. La prima di queste (3,24 x 4,17), purtroppo di autore ignoto ma riferibile alla fine del XIX secolo così come l’altra, propone il tema delle 4 stagioni. 4 specchiature ruotano intorno a quella centrale, con all’interno una decorazione fitomorfa. Nei padiglioni, dei vivaci motivi floreali cingono altrettante cornici modanate dipinte, che ospitano al proprio interno delle scene bucoliche che rappresentano rispettivamente: l’inverno e la primavera lungo l’asse longitudinale della stanza, mentre l’estate e l’inverno sono disposte lungo quello trasversale; a suggerire un’interpretazione “binata” sono anche le pseudocornici, due ovali e due rettangolari. Se infatti per il mondo naturale il passaggio dall’inverno alla primavera rappresenta in qualche modo il risveglio e presenta un moto per così dire ascendente – si pensi ad esempio allo sviluppo di un germoglio – viceversa in quello dall’estate all’autunno la natura si addormenta, in un moto discendente, come nel caso delle essenze che perdono le foglie. Questo stesso andamento “campanulare” si riflette in tutti gli esseri viventi, non ultimo l’uomo: «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris» (Gen 3, 19). Il tema figurativo delle stagioni è in effetti piuttosto antico, presente già nella Grecia e nella Roma antica, poi mutuato e risignificato nell’evo cristiano. Il numero 4, si è visto, rimanda in qualche modo al mondo naturale: 4 sono infatti gli elementi (fuoco, aria, terra ed acqua), i punti cardinali (nord, sud, ovest, est) e i venti principali (tramontana, ostro, ponente e levante). Le quattro stagioni ed il loro alternarsi nel corso dell’anno, sono pertanto il segno tangibile di quella felictas temporum di cui è garante la maiestas Domini, ovvero Dio stesso «che ha fatto cielo e terra» (Sal 115, 15) e per la Sua parola, Gesù Cristo, «sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili […] e tutte in lui sussistono» (Col 1, 16-17). L’altra volta è morfologicamente e tipologicamente analoga alla precedente (3,48 x 5,00). All’interno dei padiglioni, ove ugualmente compaiono le policrome decorazioni floreali, sono ospitati entro due medaglioni circolari la Mater Misericordiae e San Giuliano ospitaliere in corrispondenza dei lati corti, mentre negli altri due prendono posto dei cartigli rettangolari, contenenti delle iscrizioni: «Sub umbra alarum tuarum protege nos semper» che riecheggia il salmo 17 ma che sembra qui riferita alla Patrona della città (1852) e della diocesi (1925) di Macerata, a Maria Madre della Misericordia, rappresentata con le braccia aperte in segno di accoglienza, mentre due putti le sollevano il manto azzurro, simbolo della Sua materna protezione. Anche l’altra, «Custodi nos Domine ut pupillam oculi», costituisce un calco tratto dallo stesso passo biblico. San Giuliano, protettore di Macerata, è ritratto in sella al cavallo, con in mano l’antica bandiera del Comune, recante una macina, in bianco, su sfondo rosso.

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